Gli altri

Lui si svegliò quel giorno e stranamente
La prima cosa intorno che guardava
Di colpo quella cosa diventava
Lui diventava tutto e tutti quanti
Lui diventava albero e cavallo
Persona, pietra dura e poi trifoglio
Lui diventava
Abbarbicati amanti, uomini silenti e rumorose masse
E tutti gli elementi di città e campagna
Ovunque si recasse
Lui diventava il padre virile e ingiusto
Lui diventava il figlio un po' smarrito
L'onesta madre che l'aveva concepito
Lui diventava
I riti della casa e le conversazioni e poi la compagnia
E gli uomini e le donne che per le strade
S'addensano in follia
E poi la conoscenza, il nobile concetto e l'intelletto
L'idea che a tutto tu devi dare un nome
Il senso del reale e soprattutto
Il maledetto "se e come"
Lui si svegliava ogni mattina e tutto, tutto
Diventava suo
E tutto diventava parte di quell'uomo
Che ora sono anch'io

Non esiste né luogo né tempo
Distanza non esiste
Io sono gli uomini del passato canuti e saggi
Io sono gli uomini del futuro smarriti e scaltri
Io sono come tutti
Io sono gli altri

Io sono gli altri
Io sono gli altri
Io sono gli altri
Io sono gli altri

Io sono gli altri
Io sono gli altri
Io sono gli altri
Io sono gli altri

Curiosités sur la chanson Gli altri de Giorgio Gaber

Quand la chanson “Gli altri” a-t-elle été lancée par Giorgio Gaber?
La chanson Gli altri a été lancée en 1985, sur l’album “Io Se Fossi Gaber”.

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